La nostra storia
SAT di Ala - Nomi e Date in pillole
1883-1929 Giovanni Scomazzoni, delegato SAT per il Distretto di Ala
1929-1930 Vincenzo Bracchetti, delegato SAT per il Distretto di Ala
1932 Antonio Sartori, Vincenzo Bracchetti, Reggenti della Sottosezione
1933 Dionigio Largaiolli, Reggente della Sottosezione
1934 - lo scarso numero dei soci non consente di dare continuità alla Sottosezione
1944- 1946 C.A.I. Sezione di Ala – Presidente Luigi (Gigi) Giovanelli
1947 Fusione con la S.A.T. e nascita ufficiale della Sezione di Ala
Storia della SAT di Ala
Il primo Annuario della Società Alpina del Trentino, pubblicato nel 1874, due anni dopo la nascita del sodalizio, registra il primo socio di Ala. Si tratta di Antonio Pizzini (1834-1898), agronomo ed importante figura di scienziato e sperimentatore.
Negli anni a seguire gli Annuari di quella che è ormai diventata la Società degli Alpinisti Tridentini, segnalano altri nuovi soci alensi. Nell’ordine, dal 1876 al 1883, troviamo le adesioni di Domenico de Pizzini e del farmacista Ruggero de Bonfioli, del prof. Luigi Dalla Laita, di Giuseppe Morandini e Giovanni Scomazzoni, dell’avvocato Giovanni Battista Debiasi e del dott. Francesco de Gresti, del cav. Gaetano Malfatti, di Giuseppe de Angelini, Arturo Debiasi ed Enrico Ferrari.
Si tratta di rappresentanti di una élite, di una borghesia più aperta culturalmente al messaggio della S.A.T. delle origini: non solo fare dell’alpinismo, come oggi lo intendiamo, ma conoscere e far conoscere la montagna in tutti i suoi aspetti, anche sostituendosi in ciò agli alpinisti stranieri, fino ad allora gli unici a frequentare e studiare le nostre montagne: un’impostazione cui non era certo estranea la rivendicazione patriottica ed irredentista dell’italianità del Trentino. Un sentimento che, si evince da qualche documento, anima anche i primi soci di Ala. I quali, a partire dal 1882, hanno anche un loro “delegato”, una delle figure a cui la S.A.T. affida, a partire da quegli anni, il compito di rappresentarla e di farla crescere sul territorio, nelle vallate. Il primo delegato per il Distretto di Ala, dal 1882 e fini al 1904 è Giovanni Scomazzoni. E’ di quegli anni anche la prima documentazione di una gita ufficiale. A cima Posta salgono il 12 giugno del 1893 Giuseppe de Angelini, Vincenzo Bracchetti, Luigi Taddei, Pietro Sartori, Arturo Debiasi e Francesco Costa, portando sulla vetta anche il gagliardetto. Ed è per colpa di quel gagliardetto che la gita finisce, oltre che negli annali della Società, anche nelle cronache politico-giudiziarie dell’epoca. L’autorità politica teme che l’uso dei distintivi sociali in luoghi pubblici possa “dar motivo a dimostrazioni nazionali”. L’i.r. Capitano distrettuale di Rovereto contesterà ai nostri alpinisti l’infrazione. Dovrà intervenire l’allora presidente Antonio Tambosi a rivendicare anche per la S.A.T., com’era del resto per le tre grandi Società Alpinistiche esistenti nella Monarchia (Club Alpino Austriaco, Club dei Turisti Austriaci, Società Alpina Tedesca-Austriaca) la libertà di far uso dei distintivi sociali. Tra i nomi dei nostri sfortunati alpinisti incappati nell’occhiuto controllo poliziesco, c’è quello di Vincenzo Bracchetti. E’ lui che ritroviamo nel 1930 come delegato per la S.A.T. di Ala, una carica che per altro lui stesso dichiara di ricoprire da circa venticinque anni.
Degli anni precedenti, dall’inizio del secolo fino a quella data, la documentazione relativa alla nostra zona è pressoché nulla. La Grande Guerra, alla quale la S.A.T. paga un pesante tributo di uomini e di mezzi, interrompe ogni attività. Il difficile sforzo per riorganizzare la Società e il fervore di iniziative che caratterizza il periodo post bellico non sembra però toccare più di tanto la nostra città.
Ad un richiamo del Presidente Giovanni Calderari che nel 1931 lamenta che la S.A.T. “va perdendo terreno ad Ala”, il delegato Vincenzo Bracchetti non può che rispondere constatando la defezione dei “vecchi soci ed affezionati, veterani nel campo della lotta nazionale”, la “mancanza di giovani con l’amore per la montagna” e una situazione complessiva “assai depressa per questa povera, antica e derelitta cittadina, che con tanto valore sostenne l’urto della guerra.”. A fatica Bracchetti riesce comunque a “mantenere in ruolo” i vecchi soci “più che ottuagenari e settuagenari” e a trovare anche qualche giovane, persino una prima satina, la signorina Ada Sartori. Nel 1932 la Sottosezione è ricostituita. Vincenzo Bracchetti è nominato “reggente”. Di lì a poco lo sostituirà il dott. Dionigio Largaiolli che guiderà la sezione fino al 1938. Il numero dei soci resta piuttosto esiguo: non più di una quindicina; alcuni sono anziani, altri risiedono fuori città, l’attività è limitata, ma si segnalano “due socie con un’attività encomiabile, specie invernale e sciistica”.
C’è una certa ripresa nell’attività e nelle adesioni di soci a partire dagli anni ’40. Nel 1941 la Sezione di Rovereto si stacca dalla S.A.T. e diviene sezione autonoma del C.A.I.; Ala e Mori la seguono come Sottosezioni. Nel 1943 i soci di Ala sono 48; sotto la guida del “reggente” Luigi Giovanelli riprende con un certo vigore l’attività: si va soprattutto sulle montagne di casa, inizia la lunga serie degli avventurosi campeggi invernali alla Sega, un “classico” per tutti gli anni ’50. Quando nel 1947 si rientra, con Rovereto e Mori, nella S.A.T., i soci sono ben 136, un numero notevolissimo per l’epoca. In quell’anno si apre finalmente una sede, a palazzo Angelini, e Giulio Mondini inaugura il suo primo mandato da presidente, carica che ricoprirà poi per molti anni, dal 1959 al 1963 e ininterrottamente dal 1966 al 1984. Nel corso degli anni ’40 e ’50 gli succederanno alla guida della sezione Guido Baita (1949), Romano Giovanelli (1951), Giuseppe Deflorian (1953), Giuseppe Krampera (1954), il gen. Bruno Pederzolli( 1954), Luigi Giovanelli (1955), il col. Pio Sellerio( 1957-1959), Giuseppe Mondini (1964-66). Pur con alterne vicende e non senza qualche momento di difficoltà segnato da un certo calo nelle adesioni la S.A.T. diventa presenza e punto di riferimento via via più importante per la comunità. Nel 1954 viene creata anche la Stazione del Soccorso Alpino; all’attività alpinistica, che soprattutto dalla metà degli anni ’60 allarga il suo orizzonte ben oltre le montagne di casa, si affianca l’attività culturale: incontri, conferenze persino qualche serata musicale o danzante. Di quegli anni si possono ancora ricordare il Natale Alpino, una delle più belle tradizioni solidaristiche della S.A.T. riproposta a Ronchi (1961), l’apertura di una nuova sede a palazzo Malfatti in via Torre (1965), il 75^ Congresso della Società tenutosi ad Ala nel 1969, e l’avvio, nello stesso anno dei corsi di ginnastica presciistica e di sci, che avvicineranno negli anni tanti giovani alla S.A.T. e alla montagna. Gli anni ’70 vedono un continuo intensificarsi delle attività tradizionali, le gite, le serate culturali, la segnatura dei sentieri, ma anche l’attività alpinistica si estende e si fa più impegnativa, soprattutto per merito di un gruppo di giovani rocciatori: le salite si infittiscono, sempre più belle, più impegnative e in zona si attrezzano alcune piccole palestre. Poi gli anni ’70 diventeranno soprattutto “Sinel”: il grande sogno è questo, realizzare finalmente un nostro rifugio sulle nostre montagne. L’impresa sembra un po’ folle ma è portata avanti con grande entusiasmo e determinazione, assorbe quasi tutta l’attività della Sezione, coinvolge molti nuovi giovani soci e l’intera città. La Capanna al Sinel è inaugurata nel 1982 e dedicata alla memoria di Gianni Pedrinolla che tanto l’aveva voluta. In quell’anno è da ricordare anche l’ospitalità offerta all’ 88^ Congresso; un Congresso importante, di svolta, che segnerà un impegno nuovo e più consapevole del Sodalizio per la tutela e la difesa dell’ambiente alpino. Un fermento ed una sensibilità nuove che caratterizzeranno anche molte delle iniziative della Sezione di Ala, dalle “giornate ecologiche”, alle proposte per l’alpinismo giovanile, al recupero e alla salvaguardia di antichi percorsi e manufatti sulle nostre montagne. Da quegli anni, sotto la guida dei presidenti succedutesi (Silvano Cumerlotti (1985-86), Giuseppe Pinter (1987-2001) e Giampiero Dal Maso (2001-2010) e il presidente Gianni Debiasi (dal 2011 al 2020) la Sezione è continuamente cresciuta ed oggi (2021) conta circa 468 soci; ma soprattutto molti giovani soci pronti a raccogliere il testimone di una passione che si è consolidata nel tempo, di un amore per la propria terra e le proprie montagne che viene da lontano e che deve continuare nel segno di uno slancio ideale disinteressato e di un grande rispetto per l’uomo e per la natura.